max ferdinando delor

Max de “Il canile della caccia” di Ferdinando Delor

1882. Poi, alla fine… tutto torna. La storia de “Il Canile della Caccia” di Ferdinando Delor è passaggio noto agli amanti di storia del bracco italiano. Sebbene questo canile ebbe vita breve, fu tentativo ammirevole per puntare ad una unione di intenti nell’allevamento del bracco italiano, come scriveva lo stesso Delor nell’annata 1882 de “La caccia” : “𝑎𝑏𝑏𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑟𝑎𝑐𝑐𝑜𝑙𝑡𝑜 𝑢𝑛𝑎 𝑑𝑜𝑧𝑧𝑖𝑛𝑎 𝑑𝑖 𝑐𝑎𝑛𝑖 𝑏𝑟𝑎𝑐𝑐ℎ𝑖 𝑑𝑎𝑙𝑙𝑒 𝑓𝑜𝑟𝑚𝑒 𝑡𝑖𝑝𝑖𝑐ℎ𝑒 𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑝𝑟𝑒𝑠𝑒𝑛𝑡𝑎𝑛𝑜 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑖 𝑖 𝑑𝑎𝑡𝑖 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑟𝑜𝑣𝑎𝑛𝑡𝑖 𝑙𝑎 𝑚𝑎𝑔𝑔𝑖𝑜𝑟 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑖𝑏𝑖𝑙𝑒 𝑝𝑢𝑟𝑒𝑧𝑧𝑎 𝑑𝑖 𝑟𝑎𝑧𝑧𝑎. 𝐹𝑟𝑎 𝑒𝑠𝑠𝑖 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑟𝑎𝑝𝑝𝑟𝑒𝑠𝑒𝑛𝑡𝑎𝑡𝑖 𝑖 𝑣𝑎𝑟𝑖 𝑚𝑎𝑛𝑡𝑒𝑙𝑙𝑖. 𝐼𝑙 𝑏𝑖𝑎𝑛𝑐𝑜 𝑝𝑢𝑟𝑜 𝑒𝑑 𝑎𝑟𝑎𝑛𝑐𝑖𝑜, 𝑖𝑙 𝑏𝑖𝑎𝑛𝑐𝑜 𝑏𝑟𝑖𝑧𝑧𝑜𝑙𝑎𝑡𝑜 𝑒𝑑 𝑎𝑟𝑎𝑛𝑐𝑖𝑜 (𝑚𝑒𝑙𝑎𝑡𝑜), 𝑖𝑙 𝑏𝑖𝑎𝑛𝑐𝑜 𝑝𝑢𝑟𝑜 𝑎 𝑚𝑎𝑐𝑐ℎ𝑖𝑒 𝑚𝑎𝑟𝑟𝑜𝑛𝑒 𝑒𝑑 𝑖𝑙 𝑟𝑜𝑎𝑛𝑜 𝑎 𝑚𝑎𝑐𝑐ℎ𝑖𝑒 𝑚𝑎𝑟𝑟𝑜𝑛𝑒. 𝐺𝑙𝑖 𝑠𝑡𝑎𝑙𝑙𝑜𝑛𝑖 𝑎𝑝𝑝𝑎𝑟𝑡𝑒𝑛𝑔𝑜𝑛𝑜 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑖 𝑎𝑙 𝑔𝑟𝑎𝑛𝑑𝑒 𝑡𝑖𝑝𝑜; 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑓𝑒𝑚𝑚𝑖𝑛𝑒, 𝑞𝑢𝑎𝑡𝑡𝑟𝑜 𝑎𝑝𝑝𝑎𝑟𝑡𝑒𝑛𝑔𝑜𝑛𝑜 𝑎𝑙 𝑡𝑖𝑝𝑜 𝑙𝑒𝑔𝑔𝑒𝑟𝑜.”

Da un punto di vista visivo, de “Il Canile della Caccia” – ad oggi – noi conoscevamo solo la famosa illustrazione pubblicata su diverse riviste dell’epoca e in alcuni libri monografici più “recenti” come “Il Bracco Italiano” di Giuseppe Colombo Manfroni (a pag. 73).

libri bracco italiano

Mai potevamo immaginare di trovare una fotografia originale che raffigurasse uno dei quei “mitici” soggetti – anzi forse il più rappresentativo – che fecero parte di quello storico Canile… ma l’Archivio Silva, invece, ci restituisce ancora una volta una perla straordinaria.

Ecco a voi lo scatto originale di MAX, bracco bianco arancio distinto di grande taglia, stallone de “Il Canile della Caccia” qui immortalato a fine ‘800 dall’illustre Antonio Strazza (cugino del sommo Temistocle), titolare dello stabilimento fotografico A.Strazza sito in Milano. Come potete notare, il retro della foto riporta il nome MAX e la firma di Delor (la grafia è proprio quella di Ferdinando, abbiamo verificato con altri documenti in nostro possesso). Non può essere un caso: confrontando l’illustrazione e la foto (anche la coda non tagliata coincide e a tal proposito sarebbe bello chiedere a Ferdinando il perché), possiamo essere certi si tratti propio di MAX. Perché abbiamo detto “forse il più rappresentativo”? Beh, chi conosce Delor sa che il suo pseudonimo era proprio MAX e come ci ricorda anche l’Avv. Giacomo Griziotti – in un passaggio del suo “Cani Caccia Prove” (pag. 157) – :”𝐷𝑒𝑙𝑜𝑟, 𝑖𝑙 𝑛𝑜𝑡𝑜 𝑏𝑟𝑎𝑐𝑐𝑜𝑓𝑖𝑙𝑜, 𝑐h𝑒 𝑎𝑣𝑒𝑣𝑎 𝑡𝑟𝑎𝑡𝑡𝑜 𝑖𝑙 𝑠𝑢𝑜 𝑝𝑠𝑒𝑢𝑑𝑜𝑛𝑖𝑚𝑜 𝑑𝑖 « 𝑀𝑎𝑥 » 𝑑𝑎 𝑢𝑛 𝑏𝑟𝑎𝑐𝑐𝑜 𝑖𝑡𝑎𝑙𝑖𝑎𝑛𝑜 𝑐ℎ𝑒, 𝑑𝑢𝑟𝑎𝑛𝑡𝑒 𝑢𝑛𝑎 𝑠𝑢𝑎 𝑙𝑢𝑛𝑔𝑎 𝑚𝑎𝑙𝑎𝑡𝑡𝑖𝑎, 𝑛𝑜𝑛 𝑎𝑣𝑒𝑣𝑎 𝑚𝑎𝑖 𝑣𝑜𝑙𝑢𝑡𝑜 𝑎𝑙𝑙𝑜𝑛𝑡𝑎𝑛𝑎𝑟𝑠𝑖 𝑑𝑎𝑙 𝑠𝑢𝑜 𝑙𝑒𝑡𝑡𝑜 𝑒 𝑐ℎ𝑒, 𝑝𝑢𝑟 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑛𝑑𝑜 𝑙𝑎 𝑚𝑎𝑛𝑠𝑢𝑒𝑡𝑢𝑑𝑖𝑛𝑒 𝑓𝑎𝑡𝑡𝑎 𝑐𝑎𝑛𝑒, 𝑒𝑟𝑎 𝑎𝑟𝑟𝑖𝑣𝑎𝑡𝑜 𝑎 𝑟𝑖𝑏𝑒𝑙𝑙𝑎𝑟𝑠𝑖 𝑎𝑖 𝑠𝑢𝑜𝑖 𝑓𝑎𝑚𝑖𝑔𝑙𝑖𝑎𝑟𝑖 𝑐ℎ𝑒 𝑣𝑜𝑙𝑒𝑣𝑎𝑛𝑜 𝑝𝑜𝑟𝑡𝑎𝑟𝑙𝑜 𝑣𝑖𝑎, 𝑑𝑖𝑐𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑖𝑙 𝑏𝑟𝑎𝑐𝑐𝑜 𝑖𝑡𝑎𝑙𝑖𝑎𝑛𝑜 𝑛𝑜𝑛 𝑒̀ 𝑠𝑜𝑙𝑡𝑎𝑛𝑡𝑜 𝑖𝑙 𝑓𝑖𝑑𝑜 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑎𝑔𝑛𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑛𝑜𝑠𝑡𝑟𝑒 𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑎𝑡𝑒 𝑑𝑖 𝑐𝑎𝑐𝑐𝑖𝑎 𝑚𝑎 𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑖𝑙 𝑐𝑎𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝑐𝑎𝑠𝑎 𝑝𝑒𝑟 𝑒𝑐𝑐𝑒𝑙𝑙𝑒𝑛𝑧𝑎, 𝑙’𝑎𝑚𝑖𝑐𝑜 𝑑𝑒𝑖 𝑛𝑜𝑠𝑡𝑟𝑖 𝑏𝑎𝑚𝑏𝑖𝑛𝑖, 𝑖𝑙 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑎𝑔𝑛𝑜 𝑒 𝑡𝑎𝑛𝑡𝑒 𝑣𝑜𝑙𝑡𝑒 𝑙𝑎 𝑣𝑖𝑡𝑡𝑖𝑚𝑎 𝑑𝑒𝑖 𝑙𝑜𝑟𝑜 𝑡𝑟𝑎𝑠𝑡𝑢𝑙𝑙𝑖.”

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