Quella domenica mattina – di un non precisato giorno del 1935 – erano in molti “i foresti” a caccia nelle campagne nei pressi di Codogno. Già di buon ora, pur con una rugiada depistante, straordinari ausiliari di non italica genesi – puri e meno puri – finalizzavano azioni con gran classe, beando i loro padroni di schioppettate certe, con poche padelle, sottolineando “un’abitudine al fucile” che oggi non conosciamo più.
C’era però un problema: i caccini del luogo, pagati bene e nati in quelle zolle, tradivano – con un mezzo sorriso – un certo senso di compassione nei confronti di quei cani. Essi sapevano che quegli ausiliari, seppur eccelsi e in grado di garantire carnieri di qualità… erano ben poca cosa in confronto ai nativi bracchi italiani “di Cornovecchio” del Cav. Antonio Cattaneo. Ma i “foresti” non diedero troppo peso a quelle sensazioni, erano già ampiamente soddisfatti.
Quale non fu però il loro stupore quando, incontrata l’azione di un italiano per eccellenza, Arthom di Cornovecchio, si resero conto di quale classe e qualità di lavoro avessero davanti agli occhi e, girando lo sguardo, videro un carniere enorme fatto solo da lui, in mezza mattinata, portato da un caccino con sguardo beato… Ricordi di altri tempi e della straordinarietà dei bracchi italiani di Cornovecchio del Cav.Antonio Cattaneo, cacciatori sopraffini. Foto Archivio Cattaneo (proprietà riservata).



