bracco italiano

Che la forma non tradisca l’anima

Lo guardiamo come si guarda un affresco sopravvissuto ai secoli.
Le sue linee raccontano una bellezza antica, armoniosa, quasi sacra. Ma non è per gli occhi soltanto che il Bracco Italiano è stato creato.
È bellezza che nasce dal vento, dalla brina, dal lavoro.
È una forma che ha imparato l’eleganza nel gesto utile, nella misura del silenzio, nella fatica condivisa.

Ogni sua curva è il ricordo d’un campo calpestato all’alba.
Ogni muscolo, una parola scritta nella lingua arcaica della caccia.
Ogni sguardo, la domanda che l’uomo dimentica di farsi:
“Dove sei andato, tu che ascoltavi la terra?”

libri bracco italiano

Eppure oggi, mentre la sua grazia affascina anche chi non ne conosce il passato, il mondo intorno si allontana.
La campagna tace. La caccia si fa più rarefatta, quasi irreale.
I costi aumentano, le difficoltà si moltiplicano, i sentieri si chiudono.
E quel regno in cui il Bracco era re, si restringe giorno dopo giorno, come pelle bagnata al sole.

Ma un dovere ci chiama – silenzioso, urgente, profondo.
Un dovere che ha il sapore delle cose nobili e dimenticate.
Non possiamo permettere che la forma sopravviva all’anima.
Che la figura resti, svuotata del respiro che l’ha animata.

Custodire il Bracco Italiano non è salvare un cane.
È proteggere un modo di sentire, di vivere, di capire.
È custodire un’idea: che bellezza e utilità possano essere la stessa cosa.
Che lentezza sia profondità.
Che l’istinto possa avere eleganza.
Che il silenzio, a volte, sappia parlare meglio di ogni rumore.

E allora sì, il nostro compito è questo:
restare fedeli.
Alla sua storia. Al suo passo. Alla sua voce.
Perché il Bracco non si conserva.
Si onora.

Foto Archivio Cattaneo. Proprietà riservata.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *