bracco piemontese

Il bracco piemontese

Il bracco piemontese è il progenitore di tutti i bracchi europei, la sua storia e si perde nella notte dei tempi…

Antiche sono le tracce del bracco Piemontese e si dice che intorno all’anno 1000 gli abitanti di Tenda e Briga ottenevano dal loro Signore diritto di legnatico e di pascolo in cambio di quattro cani da indizio di manto bianco arancio (cani che furono progenitori dei bracchi dei Canili Reali di Luigi XV e XVI). Tre secoli più tardi, nel 1300, Arduino confiscava a quei montanari alcuni cani da venatico di evidente conformazione bracca.

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Leda 3ª di Lendinara, acquistata in Lomellina dal Conte Carignani di Torino, vincitrice dell’expo di Torino 1895/96. 

Nel 1385 Amedeo VIII di Savola e Amedeo di Acacia ricevevano da ogni valle 4 soggetti della vecchia razza «brazi», cani che dovevano essere i capostipiti di ricca progenie, ritratti al fianco del Principe nelle raccolte iconografiche di Casa Savoia dei Reali castelli di Stupinigi e Racconigi, progenitori forse di quel soggetto che in un grande quadro di caccia alla Venaria Reale andava fiero del superbo motto “mai senza preda al mio Signor ritorno

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Uno dei più importanti allevamenti del bracco nobile piemontese fu il canile di Monferrato.

Il bracco piemontese alla base degli altri bracchi europei

E si ha pure notizia che in quel di S. Ambrogio, nella bassa Valle di Susa, esistesse una rigogliosa famiglia di bracchi bianchi arancio cui discendenti arrivarono fin all’epoca nostra. Attenendosi a queste testimonianze si può desumere che influenza certa dovette avere il Bracco Piemontese sulla formazione della razza bracca detta Italiana, progenitrice dell’odierna non solo, ma che esportata in altri paesi dell’Europa contribuì alla costituzione dei bracchi Francesi, Spagnoli e Tedeschi.

Attenendosi alla tradizione, conforme d’altronde alla logica delle cose parrebbe che il bracco Piemontese dovesse alla sua origine montana la maggior snellezza di forme, testa stretta con canna nasale lunga e labbro non cadente a differenza del bracco Lombardo, animale di pianura, di forme più tozze, con testa più larga, ricca di labbro, cosicché i soggetti attuali, costituirebbero un mirabile compromesso tra le due conformazioni.

E pure, sempre secondo la tradizione, si nota che il bracco Piemontese avesse il manto a prevalenza bianco a differenza del Lombardo nel quale prevaleva il bruno. Svariati decenni fa ancora si vedevano le originarie differenze fra le due correnti in soggetti celebri nei quali a seconda del manto prevaleva l’una o l’altra caratteristica del ceppo originale. Prova evidente di quanto sia stata lunga e difficoltosa l’opera di selezione e di unificazione quando si tratti di fissare in un tipo uniforme una razza proveniente da ceppi diversi anche se affini.

Il bracco Aschieri

Va inoltre citata la fissata e valida famiglia dei bracchi Aschieri di Alba dal manto totalmente bianco che somaticamente rispondevano alle caratteristiche del bracco Piemontese leggero; assomigliavano nei caratteri al grande bracco Lombardo dal quale differenziavano però nella mole.

bracco aschieri
Fine ‘800. Sesiae White Premio speciale all’esposizione di Milano. Probabile Bracco piemontese di tipo “Aschieri” dal mantello completamente bianco oggi non più esistente.

Il bracco Aschieri, fu scritto, aveva tre secoli di storia documentata che non si può disconoscere. Ed era ancora ben presente sul finire del secolo scorso e all’inizio dell’attuale con numero si esemplari omogenei e ben fissati.

Vi è da aggiungere che man mano che questi si assottigliavano nel numero, fatalità che ha riscontro oltre che per il sopraggiungere di nuove malattie, anche perché i possessori di femmine valide – per invidia o altro — non facevano figliare le medesime.

Ci fu chi, per ovviare a ciò, tentò l’incrocio del bracco nobile col pointer. Il risultato si constatò poi essere negativo, anche se per qualche decennio questo indirizzo fu coltivato, perché si ottennero cani che, se pur assomigliavano nella sagoma al vero bracco leggero, differenziavano nei caratteri somatici e soprattutto ne veniva compromessa l’indole e le caratteristiche essenziali nel lavoro (stile).

4 commenti su “Il bracco piemontese”

  1. Alberto Sillano

    Ritengo che il lavoro di ricerca fatto dal Sig. Poggi sia di eccellente qualità, trovo veramente interessanti sia i contenuti che la letteratura. Sicuramente diventerà una delle mie letture preferite, come penso lo sarà per ogni appassionato braccofilo.
    Complimenti e buon lavoro !!

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